
di Giovanna Rita
È particolare, affascinante, forse disarmante attraversare i boulevard parigini, senza conoscerne i nomi, e avere chiari davanti agli occhi i passages, le vie, i centri, i cafè, solo attraverso le pagine di un certo tipo di letteratura francese. Scenario di un paesaggio urbano inconfondibile, lo spazio parigino diventa il cuore del romanzo ottocentesco di autori come Flaubert, Zola, Balzac, Hugo.
La città letteraria di Benjamin
Monumentale e fondante è la lettura che Walter Benjamin dà di una grande operazione letteraria: la “costituzione” letteraria della città moderna. Operazione che conferisce un nuovo valore all’opera letteraria restituendole anche una importante attenzione storica. L’analisi di Benjamin deve però incontrare la critica di chi come Jerome David nel suo saggio “Ontologie letterarie dello spazio parigino”, legge nei passages, nella figura del flaneur e del concetto di panorama a lui correlato, una esemplificazione di un rapporto illusorio con la realtà che impedirebbe una oggettiva capacità di individuare le trasformazioni dello spazio urbano della città. Benjamin ha volutamente accentuato le sue attenzioni sui “tipi” che popolano la città e sui suoi particolari. Parigi: una lente attraverso cui guardare il mondoDavid proietta il suo interesse sullo sfondo, ossia sulla città.
Una descrizione storica dello spazio urbano ottocentesco non può prescindere da una dimensione rappresentativa della letteratura, e da un’analisi capillare di testi. E così la Parigi ottocentesca descritta nelle pagine dei grandi maestri della letteratura diventa una lente attraverso cui guardare il mondo. Città dell’arte e di pensiero.
tratto di: Ripensandoci
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